Esistono schemi del tempo meteorologico che nel corso dei secoli dopo periodi di relativa stabilità si ripetono e sono destinati a persistere per un prolungato periodo di tempo di diversi decenni, alternando profonde fasi di clima secco a inverni con temperature polari che in passato erano tali da convertire la superficie del fiume Tamigi, in Inghilterra, in una superficie solida durante la quale venivano allestiti mercati e le famose Fiere del Ghiaccio.
Tale periodo prende il nome di Piccola Età Glaciale, la quale ha avuto un enorme impatto sulla cultura occidentale e in tutto il mondo.
Tra il 1250 e il 1913, una profonda contrazione dell’attività solare innescò un abbassamento della temperatura media globale innescando un radicale mutamento della condizioni meteorologiche in tutto il mondo e lasciando in eredità un profondo mutamento sociale che persiste ancora nel corso del XXI Secolo.
Tale periodo viene perlopiù ricordato, come suggerisce il termine stesso, dal fatto che gli inverni si irrigidirono, la masse glaciali sulle catene montuose di tutto il mondo avanzarono e molte estati divennero irregolari ed eccessivamente fredde e umide.
Tra gli impatti sociali che possiamo annoverare fu l’introduzione del pattinaggio sul ghiaccio, oggi diventato uno sport nazionale condiviso da molti Paesi in tutto il mondo, ma fu anche un periodo in cui il settore agricolo dei Paesi locali smise di essere affidabile a causa del clima profondamente mutato, e questo portò gradualmente all’ascesa del sistema economico oggi noto come Capitalismo.
Con la dissoluzione delle colture locali, le persone hanno sperimentato diversi metodi di coltivazione.
La terra comune era chiusa e fusa in proprietà, supervisionata da una nuova classe dirigente.
Il grano, coltivato dai servi nel Baltico e in Ucraina, è stato spedito per integrare i falliti raccolti in tutta Europa.
Nei Paesi Bassi, la terra è stata bonificata dal mare per le colture e gli agricoltori si sono diversificati dai campi coltivabili al bestiame e alle colture del Nuovo Mondo, come patate e mais.
Per battere la fame, gli stati italiani hanno inviato delegati a Danzica e Amsterdam per fare offerte per il grano.
Col tempo, più di 200.000 tonnellate di grano baltico venivano vendute ogni anno nell’Italia settentrionale.
Il grano era diventato una merce, per essere scambiato attraverso nuove capitali finanziarie.
Amsterdam offriva libertà intellettuale e religiosa a scrittori e pensatori che fuggivano dall’oppressione religiosa e dal dominio imperiale.
Anche i contadini, rigettati da una terra comune consolidata, migrarono verso questi brulicanti centri urbani in cerca di lavoro e una vita migliore, dai castelli feudali alle chiese, dalle città e dai mercati della modernità.
La finanza è stata fondamentale per finanziare queste capitali marittime nel loro commercio del Nuovo Mondo e per i monarchi in guerra per fornire e equipaggiare le loro forze.
Non mutò solamente il sistema economico e commerciale, anche il sistema di governo e sociale mutò modo radicale, il clima irregolare, il crollo della produzione agricola e la diffusione della povertà spinsero ad un aumento dei tumulti sociali contro il sistema politico centrale, all’unisono con ciò regni e imperi più forti colsero l’opportunità dell’indebolimento dei loro rivali praticando invasioni.
Ciò portò ad un cambiamento del modo di fare la guerra, prima in Europa e successivamente in direzione dell’Asia.
Gli sviluppi tecnologici, culturali e sociali del periodo hanno forzato una drammatica trasformazione del carattere della guerra dall’antichità, il cambiamento delle tattiche militari e il ruolo della cavalleria e dell’artiglieria.
Il Medioevo vide l’emergere di castelli e fortificazioni in Europa, che poi si diffusero in Asia occidentale, le quali successivamente si espansero fino a comprendere intere comunità più benestanti.
Queste fortificazioni si sono evolute nel corso del Medioevo, la forma più importante è il castello, una struttura che è diventata sinonimo di epoca medievale per molti.
Il castello serviva da luogo protetto per le élite locali.
All’interno di un castello erano protetti da bande di razziatori e potevano inviare guerrieri montati per cacciare i razziatori dall’area, o per interrompere gli sforzi di eserciti più grandi per rifornirsi nella regione guadagnando la superiorità locale oltre le parti di foraggiamento che sarebbero impossibili contro l’intero nemico.
Le fortificazioni davano sicurezza al signore, alla sua famiglia, ai suoi servitori e ai suoi vassalli locali. Hanno fornito rifugio da eserciti troppo grandi da affrontare in aperta battaglia.
La cavalleria pesante che dominava una battaglia aperta era inutile contro le fortificazioni.
Costruire motori d’assedio era un processo che richiedeva molto tempo e raramente poteva essere fatto efficacemente senza preparativi prima della campagna.
Gli assedi potevano richiedere mesi o addirittura anni per indebolire o demoralizzare i difensori in misura sufficiente.
Nonostante un nesso tra l’inizio della Piccola Età Glaciale e questi cambiamenti sociali raramente venga menzionato nei libri di storia, il periodo durante la quale avvennero tali cambiamenti coincide con quello del mutamento del clima in quel periodo.
Un’ulteriore eredità che la Piccola Età Glaciale ha lasciato impressa nella memoria collettiva, è attraverso l’arte.
Sul fiume Tamigi ghiacciato dell’Inghilterra, la prima fiera del gelo ebbe luogo nel 1608.
Nel 1677, l’artista Abraham Hondius (1631-1691) catturò pattinatori sul ghiaccio del fiume Tamigi.
Pittura della Laguna veneta congelata nel gennaio 1789. (autore sconosciuto)
La gente sta attraversando la laguna ghiacciata per raggiungere l’entroterra e trasportare i rifornimenti.
L’entroterra e le montagne sullo sfondo sono coperte di neve.
Un paragone con il periodo odierno.Indubbiamente per congelare il Tamigi e la Laguna di Venezia ad una profondità sufficiente da permettere il transito delle persone, rende conto di quanto fossero rigidi gli inverni in un periodo in cui la temperatura media globale era notevolmente inferiore rispetto al periodo attuale.
Ciò nonostante il termine con la quale molti storici e non, si lasciano trarre in errore da tale periodo storico, e quello di un periodo dominato da basse temperature e clima rigido, in realtà poco noto è l’impatto che le grandi ondate di calore e siccità ebbero sulla società del periodo.
Contrariamente alle aspettative prolungati periodi di clima torrido e siccità estrema divennero molto peggiori rispetto al periodo odierno e la frequenza delle grandi deflagrazioni divenne molto più acuta a diffusa, nonostante la temperatura media globale si fosse abbassata, ciò ebbe un profondo impatto anche quando la Piccola Età Glaciale giungeva alla sua fine negli anni ’10 del XX Secolo.
La Corrente a Getto è una fortissima corrente in movimento che scorre generalmente da ovest a est nelle medie latitudini, vicino al confine tra la troposfera e la stratosfera e divide l’aria fredda artica dall’aria più calda a bassa latitudine.
Durante le fasi di clima temperato normalmente tale corrente si mantiene a livelli stabili, tuttavia durante la fasi di bassa attività solare accompagnate da raffreddamento della stratosfera a causa del decremento dell’attività solare, oltre che altri fattori secondari ad essa connessi, tale corrente diventa più ondulata spingendo l’aria fredda verso sud in un area di bassa pressione che vedrà clima freddo e umido per prolungati periodi, al contrario tale massa fredda spingerà una massa d’aria calda e secca direttamente da sud in un’ondulazione opposta che vedrà un’altra vasta regione dominata da un prolungato periodo di elevate temperature, clima tipicamente secco e assenza di piogge anche per diversi mesi innescando gravi episodi di siccità e diffusi casi di incendio, questo perché tale area sarà dominata in opposizione alla prima da una vasta regione di alta pressione.
Uno dei più famosi casi urbani di quando tale fenomeno avvenne è il Grande Incendio di Londra nel 1666, durante il Minimo di Maunder.
Ci sono annate che rimangono nella storia di intere città, e sicuramente i cittadini inglesi non dimenticheranno mai il 1666, anno del Grande Incendio di Londra.
Ai tempi la capitale inglese era già una grande città e un importante centro mercantile, impreziosito da più di 100 chiese e da numerosi imponenti e magnifici palazzi circondati però da stretti vicoli e squallidi tuguri: insomma una città sovrappopolata e dai forti contrasti, in cui malattie, crimine e violenza erano dilaganti.
Anche a causa di ciò già nel 1665 Londra dovette affrontare una delle peggiori pestilenze della sua storia, durante la quale morirono quasi 60000 persone.
L’epidemia si attenuò solo agli inizi del 1666, durante un inverno assai freddo, che poi lasciò il passo a una primavera e un’estate assai calde e, soprattutto, estremamente asciutte.
La mancanza di piogge asciugò a tal punto l’ambiente da spingere il cronista Samule Pepys a scrivere che “dopo un così lungo periodo di forte siccità anche le pietre sarebbero pronte alimentare le fiamme”.
Tutti i londinesi erano informati dei piccoli incendi che si erano già sviluppati nei dintorni della città e della situazione estremamente rischiosa in cui si trovavano, ma nessuno era realmente preparato alla tempesta di fuoco che si scatenò nelle prime ore di domenica 2 settembre.L’incendio molto probabilmente prese avvio dalla casa di Thomas Farrinor, fornaio del re, intorno alle 2 di notte e poi, alimentato da un vento forte e asciutto, si propagò rapidamente attraverso la città da est verso ovest, e alle prime luci dell’alba le fiamme avevano oramai raggiunto i grandi magazzini in legno distribuiti lungo la sponda settentrionale del Tamigi.
Nel tentativo di arrestare l’avanzata delle fiamme vennero abbattute intere file di case, ma la distribuzione disordinata e assai ravvicinata degli edifici rese l’operazione inutile.
L’incendio divampò, fuori controllo, per più di tre giorni, attraversando l’intera città: il fuoco rase al suolo circa quattro quinti della città, distruggendo più di 13000 abitazioni e ben 87 chiese, fra cui uno dei monumenti più importanti della capitale, la Cattedrale di Saint Paul.
Circa 100 000 londinesi, un sesto della popolazione, persero la casa mentre, incredibilmente, le vittime ufficiali furono solo 9: in realtà, molto probabilmente, i morti furono migliaia, per lo più poveri e senza tetto i cui resti, carbonizzati, non vennero mai ritrovati.
Per mesi difatti un’area di alta pressione insolitamente insistente occupò il Nord Europa, tendendo le piovose perturbazioni atlantiche lontane dall’Inghilterra e rendendo la città di Londra asciutta come non mai.
Londra tuttavia non era l’unica capitale in cui la siccità insolita a metà del diciassettesimo secolo produceva un “Grande Incendio”.
Mosca nel 1648, dopo diversi mesi senza pioggia, “nel giro di poche ore più della metà della città all’interno del Muro Bianco, e circa metà della città fuori dal muro, è andata in fiamme”.
Gran parte della nuova capitale Mughal Shahjahanabad, detta anche “Old Delhi”, fu distrutta nel 1662.
Istanbul ha sofferto di più, con incendi numericamente più devastanti nel diciassettesimo secolo che in qualsiasi altro periodo della sua storia: un incendio notevole è stato nel 1660, di nuovo dopo una prolungata siccità, quando ha bruciato 280.000 case e diversi edifici pubblici.
Grandi incendi distrussero regolarmente anche Edo, la più grande città del Giappone, in particolare l’incendio Meireki del 1657 che, come quelli di Mosca nel 1648, di Istanbul nel 1660 e di Londra nel 1666, divamparono dopo una anormale siccità.
Anche il territorio americano fu arso regolarmente da devastanti incendi durante la Piccola Età Glaciale.
Il più esteso di questi esempi fu quello di Chicago nel 1871.
Il Grande incendio di Chicago bruciò nella città americana di Chicago tra 8-10 ottobre 1871.
L’incendio uccise circa 300 persone, distrusse circa 3,3 miglia quadrate della città, e lasciò più di 100.000 abitanti senza fissa dimora.
L’incendio è iniziato in un quartiere a sud-ovest del centro della città.
Un lungo periodo di caldo, secco, ventoso, e la costruzione in legno prevalente nella città ha portato ad una conflagrazione.
Il fuoco ha saltato il ramo sud del fiume Chicago e distrutto gran parte del centro di Chicago, e poi ha saltato il ramo principale del fiume consumando il vicino lato nord.
Tra l’8 ottobre e 10 ottobre 1871 gli incendi boschivi hanno causato migliaia di vittime e distrutto milioni di ettari in tutto il Midwest settentrionale del territorio nord americano.
Nello stesso periodo un violento incendio ha colpito Peshtigo, nel Wisconsin, oltre 200 miglia a nord di Chicago, distruggendo la città e una dozzina di altri villaggi.
Le stime di quelli uccisi vanno da 1200 a 2500 in una sola notte.
Non fu il fuoco di Chicago, ma il simultaneo “Peshtigo Fire” che fu il più letale nella storia degli Stati Uniti.
Allo stesso modo attraverso il lago Michigan, un altro incendio provocò anche il caos, si dice che il fuoco abbia poi bruciato per oltre un mese, consumando oltre 2.000.000 di ettari e uccidendo almeno 200 persone.
Riguardo all’incendio nel Michigan, numerosi incendi hanno messo in pericolo le città di tutto lo stato.
La città di Holland fu distrutta da un incendio e nelle fiamme di Lansing minacciò il collegio agricolo.
A Thumb, i contadini sono fuggiti da un inferno che alcuni giornali hanno soprannominato “The Fiery Fiend”.
I rapporti dicono che gli incendi hanno minacciato Muskegon, South Haven, Grand Rapids, Wayland, raggiungendo la periferia di Big Rapids.
Tali catastrofici eventi avvennero a seguito di una prolungata siccità accompagnata a seguito di un’estate dominata da un eccezionale fase di alta pressione che richiamava venti caldi e secchi da sud e di conseguenza condizioni tremendamente secche che hanno asciugato tutta l’umidità su una vasta porzione del territorio americano.
Dopotutto i dati mostrano chiaramente che durante la Piccola Età Glaciale gli incendi forestali causati dal clima particolarmente secco erano molto più frequenti durante la Piccola Età Glaciale che in seguito
Tutti gli incendi catastrofici degli ultimi secoli sono stati associati a condizioni di caldo secco. Mesi di tempo secco hanno accelerato i più grandi incendi nella storia scritta, ha spiegato l’esperto Thomas Swetnam.
(Swetnam, T. W.; Baisan, C. H. 1996. Historical fire regime patterns in the Southwestern United States since AD 1700)
Una delle peggiori siccità sul territorio americano avvenne proprio durante i primi decenni della Piccola Età Glaciale e portarono alla scomparsa degli Anasazi.
La regione colpita dalla Grande Siccità comprendeva l’area che si estendeva da quella che ora è l’Oregon al sud della California e ad est fino a quello che ora è il Texas orientale, gli studi sulla dendrocronologia indicano che ha avuto inizio nel 1276 e proseguito almeno fino al 1299.
Le popolazioni di Ancestral Pueblo, gli Anasazi, e Hohokam furono particolarmente colpite dalla Grande Siccità, le loro economie agricole avevano ormai consentito loro di formare comunità densamente occupate.
Dopo ripetuti anni di fallimenti colturali, furono costretti ad abbandonare le loro città e disperdersi in tutto il paese.
Le riduzioni parallele nelle fonti di cibo selvatico hanno colpito le popolazioni nomadi e si pensa che le perturbazioni sociali si siano verificate mentre i nomadi e gli ex agricoltori sono stati messi in competizione per le poche risorse sopravvissute in condizioni molto secche.
Tale irregolarità meteorologica impiegò del tempo per ritornare a condizioni normali anche durante la fine dello stadio della Piccola Età Glaciale, quando le temperature medie globali iniziarono gradualmente ad aumentare fino ad oggi, lo confermano le tremende ondate di calore in Europa e Stati Uniti orientali nel 1911.
Nel luglio del 1911, lungo la costa orientale degli Stati Uniti, le temperature salirono oltre i 30 C° e vi rimasero per giorni e giorni, uccidendo 211 persone solo a New York.
Alla fine di Pike Street, nella Lower Manhattan, un giovane uomo balzò giù da un molo e in acqua, dopo aver tentato di fare un pisolino in un angolo ombreggiato.
Mentre saltava, urlava: “Non ne posso più.”
Nel frattempo, a Harlem, un operaio surriscaldato tentò di gettarsi di fronte a un treno, e dovette essere strappato dalla polizia con l’uso della forza.
In un’epoca precedente all’aria condizionata o all’utilizzo diffuso di elettroventilatori, molti hanno faticato a sopportare questo caldo mortale di più giorni.
Giugno era stato piuttosto mite, ma una corrente di aria calda e secca proveniente dalle pianure meridionali sopprimeva ogni sollievo dalla brezza dell’oceano.
A Providence, nel Rhode Island, le temperature sono aumentate di 11 gradi F° in una singola mezz’ora.
New York City e Filadelfia divennero centri di caos soffocanti, mentre in tutta la Nuova Inghilterra, i binari della ferrovia cedettero, il servizio postale fu sospeso e la gente morì sotto il sole.
Si stima che i pedaggi di morte totali abbiano superato i 2000 in poche settimane.
Sebbene le temperature non siano mai scese di 37 C° nelle prime due settimane di luglio a New York, la città era scarsamente attrezzata per gestire il caldo che ne seguiva.
La scarsa ventilazione e gli angusti spazi abitativi hanno esacerbato il problema, portando infine alla morte di vecchi e giovani, con bambini di appena due settimane che sono stati sopraffatti dal caldo.
Nel picco dell’onda di calore, le persone abbandonarono i loro appartamenti per l’erba fresca degli spazi pubblici di New York, facendo un pisolino sotto gli alberi a Central Park o cercando l’ombra a Battery Park.
A Boston, 5.000 persone hanno scelto di passare la notte a Boston Common piuttosto che rischiare il soffocamento nelle proprie case.
I bambini gemevano per tutta la notte o non riuscivano affatto a svegliarsi.
Le strade erano anarchiche: le persone sono diventate pazze per il caldo, un pazzo ubriaco, descritto dal New York Tribune come “in parte impazzito dal caldo”, attaccò un poliziotto con una mannaia, mentre i cavalli crollarono e furono lasciati a marcire il lato della strada.
Al di fuori di New York, tuttavia, le temperature erano ancora più alte.
A Boston, le persone hanno sofferto a 40 gradi di calore; a Bangor, nel Maine e Nashua, nel New Hampshire, raggiunse un record di 42. A Woodbury, New York, un contadino lasciò il suo campo quando la temperatura esterna colpì 60 gradi, abbastanza calda da sciogliere la cera di candela.
Le persone non morivano semplicemente per esaurimento o colpo di calore, ma per i loro sforzi di sfuggire all’aria soffocante.
Circa 200 persone morirono per affogare mentre si tuffavano prima nell’oceano, negli stagni, nei fiumi e nei laghi.
Le fabbriche furono chiuse e la consegna della posta fu sospesa mentre il trasporto andava in tilt: le barche trasudavano il passo e le ferrovie si piegavano al caldo.
“La superficie del catrame su alcune strade è bollente come uno sciroppo al sole”, ha riferito l’ Hartford Courant , “rendendole appiccicose per i veicoli e per i pedoni”.
Un evento simile coinvolse anche le Isole Britanniche nello stesso periodo ma molto più a lungo, fino a settembre.
Possiamo quindi comprendere quanto le ondate di calore degli anni scorsi non possano essere comparate con gli eventi estremi di quel periodo, se non anzi associate alle medesime cause come quella dell’estate 2018, causando una siccità estesa e grave.
L’Europa è stata colpita da un’eccezionale ondata di incendi che hanno coinvolto paesi come Grecia, Finlandia, Norvegia, Svezia, Inghilterra.
A nord e ad est dell’Europa non c’è un singolo paese che sia stato colpito dalla persistente regione di alta pressione che ha prosciugato il terreno e posto le basi per la formazione di vasti incendi.
Lo stesso fenomeno ha coinvolto anche Canada, Stati Uniti e Giappone dove eccezionali ondate di caldo hanno provocato le loro vittime e causato in California e Canada una diffusa presenza di incendi.
Fatto interessante: l’estrema siccità europea ha causato l’abbassamento del livello del fiume Elba, in Repubblica Ceca ad un livello in cui una dozzina di cosidette “pietre della fame” sono state trovate le cui rocce registravano i bassi livelli d’acqua risalenti al 1600 con un messaggio inciso per le generazioni future dalle popolazioni del periodo.
Le incisioni fungevano da documentazione ossessiva del meteo del passato.
Una delle rocce ha espresso questo: “La siccità ha portato un cattivo raccolto, mancanza di cibo, alti prezzi e la fame per i poveri”.
Un’iscrizione sulla stessa roccia recita: “Quando mi vedi, piangi”.
Un messaggio ceco successivo dice: “Non piangere, ragazza, non agitarti. Quando è asciutto, basta spruzzare il campo bagnato. “
“Nei secoli passati, se hai visto delle rocce scolpite emergere dal fiume Elba, c’è stato un periodo molto difficile prima di te.”
È interessante notare che proprio nel 2018 la siccità estrema ha spinto la Germania a convertirsi da esportatore a importatore di grano; nel 2019 invece a seguito della peggiore siccità in 116 anni l’Australia è stata costretta a fare lo stesso importando grano dal Canada.
Sembra piuttosto palese che se questi eventi hanno nuovamente iniziato a manifestarsi all’unisono con un nuovo periodo di bassa attività solare a livelli che non si vedevano da un secolo, il modello climatico si è nuovamente riconfigurato con quello del passato.